Omelia San Petronio Mons. Giovanni Silvagni, Vicario generale

Ad ogni generazione il suo compito, e la sua responsabilità, di cui si dovrà render conto render conto davanti alla storia.

I nostri padri scelsero Petronio come patrono del libero comune e vollero dedicargli questa Basilica. Che forza di coesione seppero realizzare tra lori i bolognesi per convergere verso un’opera così imponente che ha attraversato i secoli e tutt’oggi adempie egregiamente alla sua funzione?

Ci fa bene constatare che non siamo migliori dei nostri padri: quello che loro seppero costruire, noi a malapena lo sappiamo conservare! Peraltro proprio grazie all’eredità che ci è stata lasciata, noi possiamo spingerci oltre, e affrontare più attrezzati le sfide che oggi interpellano noi; non partiamo dal nulla e per questo possiamo guardare al futuro con fiducia, attingendo forza dalle radici che ci hanno generato.

2. Anche oggi, nella nostra città, sperimentiamo in tante forme le condizioni a cui si riferisce il profeta Isaia: povertà, piaghe di cuori spezzati, schiavitù e prigionie, oppressioni e tante tristezze. Per quanto si cerchi di debellare questi mali, essi si ripresentano in forme antiche e inedite, e non ci lasciano tranquilli. Ma a ben vedere il Profeta Isaia non fa l’elenco – fin troppo scontato – delle miserie umane, ma piuttosto presenta colui che finalmente si impegna a farsene carico e a operare una svolta: Lo Spirito del Signore è su di me e mi ha inviato a annunciare ai poveri un lieto messaggio, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a consolare tutti gli afflitti. Queste sono le caratteristiche del Messia che Gesù farà sue dichiarando all’inizio della sua Missione: Ciò che fu scritto dal profeta qui, adesso, comincia a realizzarsi.

[…]

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