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Basilica di San Petronio | Unione Campanari Bolognesi
Bologna vanta, da secoli, una tradizione campanaria unica nel suo genere. Nel 1912 venne fondata l’Unione Campanari Bolognesi la cui sede è sita dal 1920 sul campanile della Basilica di San Petronio
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UNIONE CAMPANARI BOLOGNESI

Bologna vanta, da secoli, una tradizione campanaria unica nel suo genere. L’uso di annunciare e sottolineare eventi sacri o profani con rintocchi di campane è antico e generalmente diffuso fra le culture; a Bologna però, suonare le campane ha via via modificato sia la semplice e primitiva tecnica esecutoria sia gli intimi aspetti degli equipaggiamenti architettonici delle torri campanarie.

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Già dal XVI secolo esistevano a Bologna i primi “doppi”, ovvero concerti di due o tre campane intonate tra loro.

Altre chiese del centro cittadino seguirono questi esempi, finchè nel XIX secolo la tradizione raggiunse la massima espansione, diffondendosi in quasi tutte le parrocchie della diocesi e sconfinando anche nelle diocesi limitrofe (Modena, Ferrara, Imola e Faenza). Ovviamente all’aumentare dei campanili dotati di bronzi suonabili con questo metodo si ebbe anche un aumento notevole del numero di campanari che imparavano questa tecnica.

Alla fine del 1800 ed inizi del ‘900 quasi tutte le parrocchie avevano una propria squadra di campanari e non erano rari i casi in cui nella stessa parrocchia vi erano due o tre squadre che si misuravano nella maestria di esecuzione dei doppi alla bolognese.

 

Nel 1912 venne fondata l’Unione Campanari Bolognesi (ad opera di 34 soci fondatori) la cui sede è sita dal 1920 sul campanile della Basilica di San Petronio, nella sala sottostante la cella campanaria; dal 1950 in avanti abbiamo assistito ad una lenta regressione del numero dei campanari; il fattore principale che contribuì al verificarsi di questa flessione fu il profondo mutamento sociale e culturale che investì il nostro paese in quegli anni, quando si passò da un’economia di tipo rurale ad una di tipo industriale.

In aggiunta a questo evento si ebbe un’ulteriore fattore negativo, alcuni maestri campanari tendevano a trasmettere la loro arte solo ai propri figli o famigliari non favorendo così la diffusione di suddetta tradizione. Infine la messa a punto di meccanismi di automazione o di riproduzione del suono delle campane, anche se per fortuna fu poco praticata nel bolognese, costituiva un’ulteriore insidia perché poteva sembrare la via più comoda e sbrigativa per avere sempre e in qualsiasi momento la disponibilità di far suonare le campane.

Negli anni ’70 si ebbe il culmine di questa crisi: pochissimi giovani erano presenti nelle fila dei campanari.

 

Oggi molti ragazzi si stanno avvicinando a questa arte plurisecolare, forse per il gusto della riscoperta di tradizioni dal sapore antico.

Attualmente l’Unione Campanari Bolognesi conta 378 soci (quasi tutti praticanti) distribuiti su un territorio comprendente le diocesi di Bologna, Imola e Faenza.

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