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Basilica di San Petronio | La basilica di San Petronio
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LA BASILICA DI SAN PETRONIO

 
La basilica dedicata a San Petronio, patrono di Bologna, di cui fu vescovo nella prima metà del V secolo, eleva la sua fronte sulla Piazza Maggiore, il centro politico e storico della città.

La costruzione di questa basilica ebbe inizio nel 1390 su progetto di Antonio di Vincenzo, che morì quando l’opera era stata da poco iniziata.

Ai primi del Cinquecento, Arduino Arriguzzi ne ideò un completamento di proporzioni colossali e senza uguali nel mondo intero.

La basilica, pur rimasta incompiuta, è lunga 132 metri, larga 60 e alta 45.

Capolavoro della scultura di ogni tempo è il portale maggiore, opera di Jacopo della Quercia, eseguito nella prima metà del Quattrocento. Nella lunetta sono le statue della Madonna col Bambino tra i santi Petronio e Ambrogio. Nelle pilastrate episodi dell’Antico e Nuovo Testamento.

 

Anche nelle arti minori della prima metà del Cinquecento l’Antico e il Nuovo Testamento ispirarono una serie di immagini culminanti nel mistero pasquale di Cristo, raffigurato nella Deposizione scolpita da Amico Aspertini e nella Resurrezione, opera di Alfonso Lombardi.
Così già nella facciata di San Petronio venivano proposti i fondamenti della fede cristiana e della storia della salvezza, dalla creazione dell’uomo alla sua redenzione in Cristo.

 

Ultimo grande frutto dell’architettura gotica, la basilica ha un senso dello spazio che è già rinascimentale, una monumentalità solenne e sicura in cui, pur nella grandiosità delle dimensioni, non ci si sente a disagio.

 

La prima cappella della navata sinistra presenta alle pareti laterali due affreschi di Giovanni da Modena del 1420. Qui vediamo Il trionfo della chiesa sulla Sinagoga. La croce a quattro braccia incorona la chiesa e sconfigge la Sinagoga.

 

La seconda cappella custodisce le reliquie di San Petronio. Fu fatta riccamente adornare nella prima metà del Settecento dal cardinale bolognese Pompeo Aldrovandi, che ne affidò il progetto ad Alfonso Torreggiani.

 

Nella quarta cappella Bartolomeo Bolognini, ricco mercante dell’inizio del XV secolo, fece eseguire da Giovanni da Modena uno splendido ciclo di affreschi, Il Paradiso, qui vediamo un particolare con la teoria ordinata dei santi, L’Inferno, ricco di dettagli realistici sulle pene inflitte ai peccatori, secondo la visione rappresentata da Dante Alighieri nella Divina Commedia.

Il ciclo dei Magi, di cui vediamo in particolare un originale ritorno in Oriente e via mare.

Sull’altare risplende un ricchissimo polittico ligneo intagliato da ignoto scultore e dipinto del pittore bolognese Jacopo di Paolo nei primi anni del XV secolo.

Tra la quarta e la quinta cappella si trova la più nota ed antica immagine di San Petronio, una bella statua lignea policroma che dalla fine del Trecento fu esposta alla venerazione dei fedeli.

 

La quinta cappella, dedicata a San Sebastiano, custodisce, fra gli altri gioielli, una bellissima Annunciazione, di cui vediamo il particolare dell’Angelo, opera di Giacomo Francia alla fine del XV secolo.

Il magnifico pavimento di questa cappella è del 1487 ed è costituito da mattonelle di maiolica eseguite da artisti faentini. Vi sono effigiati animali, fiori, frutti, scene sacre, emblemi araldici.

 

La settima cappella, dedicata a San Giacomo, mostra una tavola molto bella del pittore ferrarese Lorenzo Costa, eseguita nel 1492. Rappresenta la Vergine col Bambino e i santi Giacomo, Girolamo, Sebastiano e Giorgio.

 

L’ottava cappella è dedicata a San Rocco. Il santo è raffigurato insieme al committente nella tela del Parmigianino, prima metà del Cinquecento. È un’opera di grande importanza per la pittura umanistica e barocca bolognese.

 

Lungo la navata si estende la famosa meridiana, opera di Gian Domenico Cassini. L’altezza del foro, da cui entra la luce del sole che interseca la meridiana a mezzogiorno, è di 27 metri.

 

Sopra l’altare maggiore si eleva una grande tribuna, innalzata nel corso del XVI e XVII secolo su progetti del Vignola, di Francesco Martini e di Gian Giacomo Monti.
Il grande crocifisso è opera di anonimo del XV secolo.

 

Dei due organi situati nelle cantorie, quello destro fu realizzato nella seconda metà del Quattrocento da Lorenzo da Prato, primo nel mondo per l’ambito di 51 note e 10 registri indipendenti. Il secondo è opera di Baldassarre Malamini verso la fine del Cinquecento.

 

La prima cappella della navata destra è dedicata alla Madonna della Pace per l’immagine della Vergine, scolpita in pietra d’Istria dal tedesco Giovanni Ferabech nel 1394.

Proseguendo nella navata destra, la quarta cappella è detta della Santa Croce per il grande crocifisso posto sopra l’altare, dipinto dal bolognese Ercole Banci agli inizi del Cinquecento.

Sopra l’altare vediamo un particolare della finestra decorata intorno al 1465 dal domenicano Giacomo da Ulma, dalle caratteristiche e ricche intonazioni cromatiche.

 

In una grotta, in fondo alla navata destra è posto un Compianto sul Cristo deposto dalla Croce in terracotta policroma, realizzato dal bolognese Vincenzo Onofri sul finire del XV secolo.

All’inizio e alla fine delle due navate si trovano le croci poste, secondo la tradizione, dallo stesso San Petronio alle quattro porte della città e sistemate all’interno della basilica nel 1798.