
IN RESTAURO
X. Cappella di Santa Barbara
In questa cappella appartenente prima ai Sedici Riformatori poi al Senato di Bologna è possibile ammirare la grande pala d’altare raffigurante la glorificazione di S. Barbara nonché la punizione del padre omicida, è opera di Alessandro Tiarini (1606 circa).
L’opera, che ha subito in epoca successiva la deprecabile aggiunta della centinatura, è alquanto singolare sia per il tipo di iconografia, sia per la composizione tutta schiacciata in primo piano, sia per la sottile crudità di accenti cromatici, ma proprio per le ultime due caratteristiche l’opera allora non fu apprezzata.
Nel 1723 la cappella venne dedicata a Santa Rosalia e in tale occasione venne collocata, sull’altare, davanti al quadro, l’elegantissima statua marmorea, scolpita da Gabriele Brunelli una cinquantina di anni prima per la casa Monti e trasformata per l’occasione nell’immagine della santa palermitana con l’aggiunta del giglio e dell’aureola (la statua venne poi spostata, nel 1959, in una nicchia appositamente aperta sul lato destro della cappella).
Al 1723 risalgono la cancellata e le decorazioni prospettiche delle volte, opera dell’oramai ultrasettantenne Gioacchino Pizzoli che, per conformarsi all’ambiente introdusse elementi neogotici.
Il sottoquadro rappresenta il Sacro Cuore di Gesù e venne dipinto da Ubaldo Bonvicini, allievo del Gandolfi, verso la fine del XVIII sec. Notevole è anche la sua elegante cornice coeva, dal disegno prezioso e leggero, tipico degli intagliatori bolognesi tardo barocchi.
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